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Invecchiare

Parlare di invecchiamento non significa descrivere un semplice processo biologico. Significa piuttosto entrare in un territorio complesso, in cui si intrecciano visioni culturali, aspettative sociali, politiche di welfare, economie della cura e rappresentazioni collettive del corpo che invecchia.

Nel corso del Novecento e dei primi decenni del XXI secolo, diverse teorie hanno cercato di definire che cosa significhi “invecchiare bene”. Tuttavia, dietro ciascuno di questi modelli si nascondono idee molto diverse su ciò che conta nella vita, sul valore attribuito alle persone anziane e sul ruolo che esse sono chiamate a svolgere nella società.

Lo scopo della discussione che segue non è stabilire quale teoria sia la più adeguata, né proporre un ulteriore modello normativo. L’obiettivo è piuttosto mostrare come ogni concezione dell’invecchiamento sia radicata in un determinato clima storico e culturale, e come tali idee continuino a modellare — spesso in modo silenzioso e invisibile — le nostre percezioni del corpo anziano, le nostre aspettative e le possibilità che immaginiamo per noi stessi.

Ciò che emergerà è che l’invecchiamento non è un destino biologico neutro né una traiettoria universale e lineare, ma un campo di forze nel quale si negoziano domande profonde, individuali e collettive. In ultima analisi, la domanda che riguarda tutti noi è allo stesso tempo semplice e radicale: come vogliamo abitare il tempo tardo della vita?

Invecchiare bene, o nel modo giusto? Una critica ai modelli dominanti

Nel corso del Novecento, il tentativo di spiegare che cosa significhi invecchiare ha dato origine a diverse teorie, ognuna legata al proprio tempo e alle sue preoccupazioni. Non si tratta solo di interpretazioni scientifiche: sono modi in cui una società guarda ai suoi anziani e decide qual è il posto che essi devono occupare.

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